Le furberie non pagano, ma chi ci rimette è la vera povertà

Le furberie non pagano, ma chi ci rimette è la vera povertà

La notizia delle 5 persone di Bregnano denunciate per aver ottenuto il reddito di cittadinanza con false dichiarazioni, è una di quelle informazioni che fanno scalpore, scaldano gli animi, rinfocolano le polemiche … facciamo un po’ di chiarezza con le considerazioni del Sindaco.

Quando dalla stampa ho appreso della vicenda, mi sono indignata e arrabbiata, come tutti giustamente. Non mi sono però stupita: perché il Reddito di Cittadinanza, purtroppo, proprio per come è costruito, non consente un efficace filtro “a monte” ma soltanto “a valle” e anzi presta il fianco proprio a opportunità fraudolente di questo tipo. Infatti è la prima volta che una circostanza simile si verifica a Bregnano, ma non è certo la prima volta in Italia! 

Sia ben chiaro, critico la legge ma non chi esercita i dovuti controlli e svolge le indagini sugli assegnatari del beneficio: io mi compiaccio e plaudo all’azione della Forze dell’Ordine che hanno stanato questi truffatori, e mi auguro che i controlli continuino serrati, ma mi chiedo quanti altri in Italia, italiani o stranieri che siano poco importa, percepiscano ingiustamente un reddito dallo Stato a causa delle falle nel sistema. 

Il REC non mi ha mai convinta fino in fondo, perché consiste in un meccanismo complesso e farraginoso sostenuto da posizioni ideologiche di principio. Siccome l’ho studiato, approfondito e visto in azione, mi sento di criticarlo a ragion veduta: all’atto pratico si riduce a mero assistenzialismo, spesso è una copertura per il lavoro nero, non è in grado di rilanciare le potenzialità delle persone che lo richiedono né tantomento l’occupazione (a proposito i navigator dove sono, cosa fanno?… quali sono i dati degli inserimenti lavorativi avvenuti? …). E’ peraltro innegabile che l’entrata costituita dal REC sia una forma di sopravvivenza per persone prive reddito, ma al momento trasforma il percettore di REC in un mantenuto a vita dallo Stato! L’unica parte che il Comune ha nella procedura prevista per il REC è il “controllo anagrafico”, ovvero l’attestazione della residenza della persona sul territorio italiano da almento 10 anni, nient’altro.Tale attestazione, di competenza dell’ufficio anagrafe, certifica un diritto oggettivo che permette di presentare domanda di REC: così la persona compila le sue dichiarazioni per redarre l’ISEE che poi viene controllato dall’INPS (si badi bene, non dal Comune!) e, dopo ancora, intervengono Carabinieri e/o Guardia di Finanza, i quali indagando verificano la veridicità delle dichiarazioni o le incongruenze tra nucleo familiare e ISEE. Come nel caso successo a Bregnano.

Per quanto riguarda il nostro Comune, chi si rivolge ai servizi sociali viene preso in carico, seguito e indirizzato, se necessario sostenuto temporaneamente con contributi economici occasionali, sempre mirati e circostanziati (dietro accertamento e controlli incrociati), entro il perimetro dei Regolamenti comunali o sovracomunali, ma anche con la faticosa costruzione di un progetto di emancipazione attiva dalla condizione di bisogno. Chi già percepisce il REC, ovviamente, non rientra tra coloro che possono beneficiare di questi aiuti, ma così rimane escluso da interventi cuciti su misura e inseriti nel contesto territoriale. I percettori di REC a Bregnano sono attualmente una trentina: le loro identità sono note ai Servizi sociali ma non, come già detto, i dati che hanno consentito loro di beneficiare della misura. 

Bisogna distinguere bene tra “bisogno” e “diritto”, perché nelle politiche sociali i due concetti divergono. Il bisogno di un cittadino non sempre coincide con il diritto a ricevere aiuto, ma va accertato e poi eventualmente sostenuto nei limiti delle capacità economiche dell’ente: c’è un margine di scelta propria a ciascuna Amministrazione. Il diritto di un cittadino ad un intervento non sempre è di competenza comunale, a volte è disatteso da chi lo deve riconoscere (enti regionali o statali) e segue procedure complicate, che possono rivelarsi a vantaggio o a svantaggio del cittadino. Ecco allora che si verificano situazioni assurde e paradossali, per esempio che soggetti con disabilità non ricevano i sussidi dovuti, che persone con effettive e contingenti necessità siano costrette a vivere in situazioni al limite della povertà perché percepiscono già un sussidio di invalidità o una pensione minima, mentre viceversa altri percepiscono il REC pur vivendo di fatto in contesti non di bisogno! 

Un’ultima considerazione: da amministratore di un paese piccolo come Bregnano, posso facilmente individuare le persone denunciate nell’indagine avvenuta, e come me altri concittadini immagineranno di chi si tratta. Pur condannando fermamente la condotta dei responsabili, vorrei però che si mantenesse la doverosa attenzione nel tutelare i minori presenti in quel nucleo, che si evitassero i soliti pregiudizi e non si scatenasse alcuna caccia alle streghe. I soggetti davvero fragili non se lo meritano, e hanno diritto, questo sì, al rispetto da parte di tutti.” 

Elena Daddi

gabri_64