Un anno fa cominciava la campagna elettorale di Bregnano in Movimento, un gruppo di persone, cittadini bregnanesi, uniti da amicizia e dalla volontà comune di fare qualcosa d’importante per il paese e per il territorio. Fu una corsa solitaria, la mancanza di liste avversarie profilava la possibilità di un Comune commissariato e di un Sindaco prefettizio, nulla presagiva gli eventi che da due mesi, a oggi, hanno travolto la maggior parte delle nazioni sulla Terra. Un dramma sanitario, un male feroce, un virus che si è insinuato tra le società e che ha causato finora la morte di più 150.000 persone nel mondo. Un male che ancora poco accenna a placarsi e che continua a insinuare incertezza e paura. Ecco, la paura, questo sentimento ci fa temere per noi stessi ma soprattutto per i nostri cari, in special modo per le persone più anziane. Ci fa temere per l’oggi e per il domani, ci chiediamo cosa ne sarà di noi quando torneremo nelle nostre fabbriche, nelle nostre scuole, nei nostri negozi e nelle nostre campagne, che ne sarà di noi quando torneremo alla nostra vita sociale.
Ciascuno porterà con sé un personale bagaglio di consapevolezza sulla follia del genere umano, su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, sul valore dell’amicizia, della famiglia ma anche della solitudine, sull’importanza di distinguere quello che è vero da quello che è falso, sulla disinformazione e sull’eccesso d’informazione, virus nel virus, che complicano in egual modo la soluzione dei problemi.
E’ il bagaglio più importante della nostra vita quello che stiamo preparando in questi giorni, confinati più o meno volontariamente entro le mura di casa, abbiamo l’occasione di guardare dentro noi stessi, discernere i valori e separare il grano dal loglio. Metabolizziamo l’angoscia, prendiamo questo tempo e coltiviamo la nostra capacità critica per formare in futuro una “massa” critica, orientata verso uno sviluppo sostenibile reale (se ne parla da poco più di trent’anni, ma i passi in avanti sono troppo lenti), non servono slogan, cartelli alzati o rivoluzioni violente, ricominciamo da capo e ciascuno riconosca la natura di ciò che sta cambiando il pianeta.
Edonismo, omologazione culturale e asservimento ai poteri forti, concentrazione e spreco delle risorse, diffusione della paura dell’altro ed egocentrismo; riconosciamo queste criticità e invertiamo la rotta, amplifichiamo la nostra percezione del prossimo, contrapponiamo l’altruismo all’individualismo. I nostri consumi sono l’arma migliore per combattere questa battaglia, le nostre scelte quotidiane possono orientare la politica e i poteri economici mondiali verso nuovi modelli di sviluppo eco-sociali.
Se la reazione alla fine della pandemia sarà un ritorno agli stili di vita precedenti, se non stabiliremo un nuovo assetto di priorità, rischiamo che in futuro si ripeta il fenomeno, lo dicono gli scienziati che interpretano lo sviluppo smisurato dei centri urbani e la globalizzazione come due tra le più importanti condizioni sociali che favoriscono il diffondersi a livello mondiale di malattie infettive mortali. Il consumo del suolo, con la conseguente perdita di biodiversità, non potrà che portare squilibri sul pianeta e generare ancora più profonde diseguaglianze tra i continenti, sempre più fragili e inadeguati ad affrontare emergenze sanitarie ed economiche come questa.
Possiamo e dobbiamo fare la differenza, dai nostri giardini e dai nostri balconi, nel mezzo di una crisi mondiale senza precedenti, qualcosa già si muove in questa direzione, stiamo rallentando i ritmi e decentrando lo sguardo da sé, proviamo empatia verso gli altri e il pianeta che ci ospita. Diventiamo, poco a poco, permeabili alla solidarietà e capaci di confinare il gene dell’egocentrismo, la clausura può far emergere quella parte migliore di noi dimenticata, la coscienza e l’amore per la natura che percepiamo rinascere, ora, incorniciata dalla finestra di casa.
GB