![Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, riflessioni sulla profonda e drammatica attualità di questo 4 Novembre](https://www.bregnanoinmovimento.it/wp-content/uploads/4novem1banner.jpg)
Domenica si è svolta la Commemorazione del 4 Novembre, Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, dopo la Messa nella Chiesa dei SS. Ippolito e Cassiano a Puginate, il Sindaco ha tenuto in oratorio il discorso celebrativo: “La festività nazionale del 4 novembre è stata istituita 100 anni fa, nel 1919. Ricorda gli eventi che posero fine alla Prima Guerra mondiale: l’armistizio di Villa Giusti, firmato a Padova il 3 novembre 1918 tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico, e l’ultimo scontro armato del 4 novembre 1918 a Vittorio Veneto, vittorioso per l’Italia. Il totale delle perdite causate dal conflitto, stimato in oltre 37 milioni tra morti feriti e mutilati, sia militari che civili, e i danni enormi al Paese, fanno della “Grande Guerra” uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana. Tra i Caduti negli anni dal 1915 al 1918, i nostri antenati bregnanesi, i cui nomi sono riportati sul monumento al Cimitero di Puginate. Ricordarli oggi che senso ha? È attuale la festa del 4 novembre? Sì, certo, e lo farò parlandovi dell’oggi, in particolare di tre donne: una ragazza curda di nome Narin, la senatrice Liliana Segre, la poetessa milanese Alda Merini.”
Il Sindaco ha richiamato la complessa “questione curda”, il destino di quel popolo formalmente “senza terra” da quasi 100 anni, proprio dalla caduta dell’Impero Ottomano al termine della Prima Guerra mondiale.
“I curdi sono oggi uno dei più grandi gruppi etnici privi di unità nazionale, quell’unità nazionale che noi italiani festeggiamo oggi come raggiunta e compiuta appunto il 4 novembre 1918. Questo popolo, dal 1920 fino ai giorni nostri, è in lotta per il pieno riconoscimento di un proprio Stato, e ha subito persecuzioni atroci e sistematici genocidi. Non c’è pace per questa nazione mai nata, ora in guerra con la Turchia di Erdogan, dopo la decisione di Donald Trump di ritirare le truppe americane di stanza nel Nord della Siria. Ricordare la forte condizione di repressione, le continue discriminazioni, con tanto di proibizione dei cognomi curdi finalizzata a cancellare l’identità del popolo curdo – proprio oggi che noi siamo qui perché vogliamo ricordare i nomi a noi noti e a noi cari dei Caduti bregnanesi di Puginate – deve farci riflettere, e ripensare all’affinità con la questione ebraica e l’Olocausto.
Voglio leggervi e condividere con voi alcune considerazioni della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, in riferimento al voto al Senato per l’istituzione di una commissione da lei proposta contro razzismo e antisemitismo, che ha visto una parte del Parlamento astenersi: “Il mio era un appello etico che parlava alle coscienze, alle anime e ai cervelli dell’intero ceto politico italiano, senza distinzione tra destra e sinistra. Davo per scontato che il Senato della Repubblica l’avrebbe accolto come si accoglie un principio fondamentale di civiltà. Pensavo – prosegue – che sulle discriminazioni razziali non ci fossero margini per i distinguo. Ma evidentemente i tempi sono cambiati”. E ha replicato a chi parla di Nazione e Patria a sproposito, che “il ‘nazionalismo aggressivo’ è cosa diversa dal patriottismo. Posso ben dirlo io che amo moltissimo il mio Paese ma ho patito le conseguenze del nazionalismo praticato dal fascismo. Una cultura della pace e della convivenza è indispensabile, va costruita e portata avanti a tutti i livelli: locali, istituzionali, in ambienti laici e religiosi, soprattutto a partire dai giovani e dunque dalla scuola che ha una funzione decisiva in fatto di trasmissione della cultura, della memoria, della responsabilità e dei diritti. È possibile – ha concluso Segre – costruire un mondo migliore, senza ingiustizie, razzismo e guerra solo se le migliori forze morali e materiali si mobilitano e diventano protagoniste nel diffondere speranza, pace e integrazione.”
Il Sindaco ha ribadito con forza che nazionalismo e sovranismo non c’entrano nulla con il patriottismo, l’amore per l’Italia e l’identità nazionale, perché al contrario di questi nobili sentimenti che celebriamo oggi, essi dividono e fomentano solo odio guerre e miseria. L’identità nazionale conquistata combattendo va conservata quale valore nella pace, mai contro o prima di qualcun altro, in Europa e nel mondo. Ha inoltre voluto leggere la lettera delle donne curde, impegnate nella resistenza nel Nord della Siria:
A tutte le donne e ai popoli del mondo che amano la liberà
Come donne di varie culture e fedi delle terre antiche della Mesopotamia vi mandiamo i più calorosi saluti. Vi stiamo scrivendo nel bel mezzo della guerra nella Siria del Nord-Est, forzata dallo Stato turco nella nostra terra natale. Stiamo resistendo da tre giorni sotto i bombardamenti degli aerei da combattimento e dei carri armati turchi.Abbiamo assistito a come le madri nei loro quartieri sono prese di mira dai bombardamenti quando escono di casa per prendere il pane per le loro famiglie. Abbiamo visto come l’esplosione di una granata Nato ha ridotto a brandelli la gamba di Sara di sette anni, e ha ucciso suo fratello Mohammed di dodici anni. Stiamo assistendo a come quartieri e chiese cristiane vengono bombardate e a come i nostri fratelli e sorelle cristiani, i cui antenati erano sopravvissuti al genocidio del 1915, vengono adesso uccisi dall’esercito del nuovo impero Ottomano di Erdogan. (…) Stiamo assistendo ad attacchi militari. Stiamo assistendo a come quartieri, villaggi, scuole, ospedali, il patrimonio culturale dei curdi, degli yazidi, degli arabi, dei siriaci, degli armeni, dei ceceni, dei circassi e dei turcomanni e di altre culture che qui vivono comunitariamente, vengono presi di mira dagli attacchi aerei e dal fuoco dell’artiglieria. Stiamo assistendo a come migliaia di famiglie sono costrette a fuggire dalle loro case per cercare rifugio senza avere un luogo sicuro dove andare.(…) Questi sono solo alcuni degli incidenti che abbiamo affrontato da quando Erdogan ha dichiarato guerra il 9 ottobre 2019. Mentre stiamo assistendo al primo passo dell’attuazione dell’operazione di pulizia etnica genocida della Turchia, assistiamo anche all’eroica resistenza delle donne, degli uomini e dei giovani che alzano la loro voce e difendono la loro terra e la loro dignità. (…) Come donne siamo determinate a combattere fino a quando otterremo la vittoria della pace, della libertà e della giustizia. Per ottenere il nostro obiettivo contiamo sulla solidarietà internazionale e la lotta comune di tutte le donne e gente che ama la libertà.”
“Quali considerazioni ci sollecita questa lettera, questa posizione delle donne curde? Io non penso che sia una conquista del femminsmo imbracciare un fucile, fare la guerra non è una questione di emancipazione … però la guerra, e le guerre, hanno sempre portato a movimenti di liberazione e di protagonismo delle donne. Le donne sono abituate da sempre e in ogni paese a combattere per un modello di società fondato sulla parità di genere, sul rispetto dei diritti umani e civili di tutti. Le donne hanno a cuore la libertà e la pace.”Infine il Sindaco ha letto una testimonianza toccante, che richiama le tante lettere dei soldati italiani alle loro madri dai fronti della Grande Guerra: è una lettera firmata semplicemente Narin: «Sto bene mamma. Ieri abbiamo festeggiato il mio 19esimo compleanno» esordisce. «Il mio amico Azad (il cui nome significa libertà, ndr) ha cantato una bella canzone sulle madri. Ho pensato a te e ho pianto. (…) Forse non tornerò, madre. In tal caso sappi che ho sognato di rivederti per tanto tempo ma non sono stata fortunata. So che un giorno verrai a Kobane e cercherai la casa che ha visto i miei ultimi giorni… È nella zona orientale della città, in parte è danneggiata, ha una porta verde punteggiata dei tanti colpi dei cecchini e vedrai tre finestre: su quella a est c’è il mio nome scritto con l’inchiostro rosso. Dietro quella finestra, madre, ho passato i miei ultimi istanti osservando la luce del sole filtrare nella mia stanza attraverso i fori di proiettile nel vetro. Dietro quella finestra, Azad ha cantato la sua ultima canzone su sua madre, aveva una bella voce mentre diceva “mamma mi manchi”».
Il Sindaco ha ricordato che in questi giorni le “madri d’Europa” a Bruxelles manifestano per far rientrare figli e figlie dalla Siria, e soprattutto i nipoti bambini, nati là dai combattenti e dalle combattenti. E sempre in questi giorni si ricorda la poetessa Alda Merini, mancata il 1 novembre del 2009, 10 anni fa. La terza donna citata nel discorso di oggi. Lei, che ha cantato l’amore, la vita, la libertà, ha aborrito la guerra, ogni guerra: la sua poesia LA GUERRA è stata letta e distribuita ai presenti.
Questo infame delitto / che agita le pure corone dei poeti / e che fa soffrire gli angeli / che volgono le loro voci altrove, / dove c’è spazio di religiosità. / La guerra che dura oltre le nostre preghiere / e fa soffrire il mondo, / falcia le case come spighe dorate, / piene di chiodi che sono i nudi gigli. ALDA MERINI Milano, febbraio 2007
Infine, dopo l’intervento di Don Eugenio, è stato suonato il Silenzio per introdurre la lettura solenne dei nomi dei nostri Caduti riportati sulla lapide al Cimitero di Puginate, quindi la banda ha suonato l’Inno nazionale.
CAP.MAGG. FIGINI PIERO
SOLD. FIGINI FRANCESCO
SOLD.VERGA LUIGI
CAP. MAGG. OSTINELLI GIUSEPPE
CAP.LE VAGO ANTONIO
SOLD.VERGA ALFREDO
SOLD.VERGA ANTONIO
SOLD. BALESTRINI ANTONIO
SOLD.OSTINELLI DOMENICO
SOLD. RADICE CARLO
SOLD.VAGO PAOLO
SOLD.VERGA AQUILINO
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