Carissima sindaca… la caccia tiene banco

Carissima sindaca… la caccia tiene banco

Carissima sindaca,
ho seguito con attenzione le tue affermazioni sul tema della caccia nel nostro territorio, sia quelle riportate sul quotidiano locale sia quelle apparse nei post Instagram di “Bregnano in movimento” e naturalmente non posso che condividerle.
Quanto alla polemica nata con il presidente di Federcaccia, Mauro Navio la prima cosa che ho notato è che, come tutte le persone – e soprattutto come molti politici nostrani – che si trovano a corto di argomenti fondati, assume subito un atteggiamento aggressivo, lui sì adottando un linguaggio un po’ da avvocato di paese ricco di sorpassati stilemi retorici e fruste argomentazioni.
Per non parlare dell’infantile “C’eravamo prima noi…” che mi ricorda tanto le dispute di gruppi di bambini per il possesso dell’altalena….e neppure del richiamo alle tradizioni. Le tradizioni si tramandano quando sono segno di civiltà, quando lo sono di brutalità e sopraffazione, si abbandonano… tale richiamo alle tradizioni mi fa sempre pensare ai quei politici nostrani che si appellano sempre ai valori della famiglia tradizionale, poi vai a vedere e scopri che di famiglie ne hanno almeno tre…
Pensiamo poi ad esempio che anche gli integralisti musulmani che sostengono la pratica dell’infibulazione femminile si appellano alla tradizione…
L’infondatezza delle sue argomentazioni (forse non è mai venuto a camminare nel Parco del Lura) balza evidente a chi questo Parco frequenta: “i pochi gitanti quasi solo estivi che camminano sui sentieri che noi puliamo” appare subito risibile a chi abbia visto chi pulisce i sentieri del parco e la quantità di bossoli che vengono lasciati per terra, non certo dai pochi gitanti. Come risibile e discutibile è l’affermazione che i “dati rilevati da istituti terzi” mostrerebbero un paese favorevole alla caccia: basta un breve tour on-line per rendersi conto che le sopraccitate inchieste “indipendenti” sono sempre state commissionate e sponsorizzate da produttori di armi, da riviste del settore e dai produttori di quei capi di abbigliamento tanto “macho” che piacciono a molti cacciatori….
In realtà i numeri delle inchieste veramente indipendenti dicono che questa passione-tradizione, che faccio fatica a chiamare sport, è in declino da anni. Dai circa 1.800.000 cacciatori italiani di inizio anni Ottanta, in sostanza il 3% della popolazione, si è passati ai circa 775.000 attuali (dati ISTAT basati sulle licenze), l’1,2% degli italiani di adesso. Con la solita regionalizzazione molto forte: rapportando le licenze all’ampiezza del territorio stravince la Toscana, davanti a Liguria, Umbria e Lombardia, con il Trentino Alto-Adige in un lodevole ventesimo posto (dovuto anche alle mille limitazioni provinciali). Insomma, la caccia in Italia sta morendo di morte naturale perché i vecchi cacciatori vengono sempre meno sostituiti dai giovani, mentre i sondaggi d’opinione restituiscono da sempre la fotografia di un’Italia fortemente contraria alla caccia, con punte che arrivano all’80% di cittadini che ne chiedono l’abolizione. Il problema è quindi soprattutto di tipo etico, il che non significa che sia inferiore.
Se già per molti uccidere animali per il proprio nutrimento è oggetto di discussione, farlo per divertimento è nel 2020 una posizione difficilmente sostenibile anche da parte degli stessi cacciatori, che infatti si aggrappano sempre più ad astratte motivazioni ambientaliste. Senza contare i pericoli gratuiti a cui si sottopone la collettività (gli incidenti sono pochi perché in tanti stanno alla larga dalle zone di caccia), la lesione di diritti come la proprietà privata e altro ancora.
Che dire poi di una pratica che viene esercitata nel terreno dei privati anche contro la volontà del proprietario del fondo in virtù dell’art. 842 CC, Un vero e proprio vulnus nel nostro ordinamento, posto che la Costituzione prevede la limitazione della proprietà privata solo e nel superiore interesse generale. E’ generale l’interesse dello 0,8% della popolazione italiana?
Il paradosso, come ha spiegato la rivista National Geographic, è anche che se un cacciatore in possesso di licenza legale abbatte una specie protetta paga semplicemente una multa di qualche centinaia di euro. Se invece lo stesso animale viene abbattuto da chi non ha una licenza allora il bracconiere viene punito con una multa e una reclusione a sei mesi a tre anni. Peccato che il risultato sia lo stesso, ovvero l’uccisione di un animale appartenente a specie protetta, per non parlare ovviamente dei milioni di animali uccisi semplicemente, sia legalmente che illegalmente.
Se nella tua veste di primo cittadino devi ovviamente tutelare gli interessi di tutti i membri della comunità e giusto che il tuo obiettivo primario sia quello di ottenere il rispetto delle leggi vigenti (pur non condividendole) io però che sono un semplice cittadino offeso sia nel mio sentire morale, ma anche a male parole almeno due volte dai cacciatori ai quali facevo notare che non si può sparare a venti metri dalle persone che camminano sul sentiero del Parco del Lura, mi batterò con le associazione di tutela perché venga organizzato un nuovo referendum per l’abolizione della caccia. Se le affermazioni di Nevio sono esatte non ha nulla da temere da un referendum, visto che sostiene che la maggioranza del paese è con lui….
Un ultima nota sull’affermazione del sindaco di Lomazzo “per quanto riguarda il nostro territorio non ci sono stati particolari problemi o segnalazioni relativamente a problemi causati dalla presenza di cacciatori….” certo, le due volte che ho telefonato ai vigili di Lomazzo per segnalare la presenza di cacciatori armati all’interno della vasche del Lura mi è stato risposto seccamente che non era cosa di loro competenza. Il modo più semplice di non avere segnalazioni e di spegnerle sul nascere.
Concludo con tre citazioni, che mi stanno a cuore: la prima del botanico e saggista Stefano Mancuso, membro fondatore della Société internationale pour le signalement et le comportement des plantes e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale si riferisce in genere alle pretese dell’uomo di disporre a proprio piacimento dell’intera Terra, la seconda, dell’attrice e conduttrice americana Ellen Lee DeGeneres è una simpatica ma netta presa di distanza dalla caccia e dai suoi sostenitori, conclude infine Pitagora.

“Anche se si comporta come se lo fosse, l’uomo non è affatto il padrone della Terra, ma soltanto uno dei suoi condomini più spiacevoli e molesti. Così dal momento del suo arrivo, circa 300.000 anni fa – nulla se confrontati con la storia della vita, che risale a tre miliardi e ottocento milioni di anni fa –, l’uomo è riuscito nella difficile impresa di cambiare così drasticamente le condizioni del pianeta da renderlo un luogo pericoloso per la sua stessa sopravvivenza. Le cause di questo comportamento sconsiderato sono in parte insite nella sua natura predatoria e in parte, credo, dipendano dalla totale incomprensione delle regole che governano l’esistenza di una comunità di viventi. Ultimi arrivati sul pianeta, ci comportiamo come dei bambini che combinano disastri, inconsapevoli del valore e del significato delle cose con cui giocano.
…L’uomo, infatti, non è il centro dell’universo, ma solo una fra le tante milioni di specie che, popolando il pianeta, formano la comunità dei viventi.”
Stefano Mancuso, da “La Nazione delle Piante” Laterza ed. pag. 4

“Io chiedo alla gente perché hanno delle teste di cervo appese alle pareti. Mi rispondono sempre perché è un animale così bello. Io penso che mia madre sia attraente, ma ho appeso solo delle sue fotografie.”
Ellen Lee DeGeneres

“Fintanto che l’uomo continuerà a distruggere senza sosta tutte le forme di vita, che egli considera inferiori, non saprà mai cos’è la salute e non troverà mai la vera pace. Gli uomini continueranno ad ammazzarsi fra loro fintanto che massacreranno gli animali. Colui che semina l’uccisione e il dolore non può raccogliere la gioia e l’amore.”
Pitagora.
Cordialmente
Roberto Peri


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