Caccia, spari nella nebbia

Caccia, spari nella nebbia

Sappiamo bene che l’attenzione generale è oggi polarizzata sul conflitto israeliano-palestinese e che negli ultimi anni ci sono state (e ci sono ancora) altre crisi planetarie e nazionali (come il Covid, l’Ucraina, l’energia, le ondate di caldo, le inondazioni, ecc.) ma a quanto pare, anche la caccia, seppur passata in secondo piano, continua a preoccupare gli italiani e in particolare i bregnanesi. Sono moltissimi anni che i sondaggi demoscopici danno come assodato che la maggioranza degli italiani sia contro la caccia, considerata come minimo una pratica anacronistica se non crudele e aberrante.  Eppure la ristretta cerchia dei cacciatori e dei produttori di armi continua imperterrita ad esercitare la sua attività, anzi ottiene sempre maggiori facilitazioni dai governi che si succedono, siano essi di sinistra o di destra. Come si spiega questo fenomeno? Come mai tutti i tentativi di indire dei referendum abrogativi falliscono miseramente? Anche la raccolta firme appena conclusa (promossa da CADAPA, Comitato Antispecista Difesa Animali Protezione Ambiente) non ha infatti raggiunto la quota di 500 mila firme necessarie per poter finalmente far sentire la voce dei cittadini. A Bregnano i firmatari sono stati appena 2. Due anni fa un analogo referendum aveva raggiunto il target delle 500 mila firme ma intoppi burocratici le hanno invalidate in gran parte e quindi non si è fatto nulla. Due considerazioni su questa vicenda sembrano ovvie. Innanzitutto il mondo animalista che appare confuso, diviso e disorganizzato, più di quello che si potesse immaginare. La seconda riguarda scarso coinvolgimento dell’opinione pubblica. Se pensiamo che la campagna questa volta (2023) è stata sostenuta anche da una grossa associazione storica come la LAV (Lega Anti Vivisezionista) e da tutto il Movimento 5 Stelle, non possiamo che concludere con una certa amarezza che in fondo dell’abolizione della caccia in Italia non interessi pressoché nulla a nessuno. Un dato che non chiarisce, se non addirittura in contraddizione alle risultanze demoscopiche che danno gli italiani contrari alla caccia in netta maggioranza. Al di là delle considerazioni individuali che ognuno può fare, questa amministrazione, che rispecchia una pluralità di opinioni sull’argomento, non prende una posizione univoca in merito, limitandosi ad esprimere una seria preoccupazione per il comportamento, a volte poco responsabile e potenzialmente pericoloso dei cacciatori. A questo proposito per tutelare i propri cittadini e consentire loro di denunciare alle Forze dell’Ordine eventuali abusi, ci premuriamo di dare qui di seguito una sintesi essenziale delle regole che normano l’attività venatoria sul nostro territorio.

GIURISDIZIONE TERRITORIALE DELL’ATTIVITÀ VENATORIA La competenza regolatoria in materia di caccia spetta alla Regione, entro i limiti delle leggi dello Stato.  Mentre il controllo e la vigilanza sull’effettivo rispetto delle regole è in capo alla Polizia Provinciale, alle Guardie Volontarie delle Associazioni Venatorie, alle G.E.V. abilitate e ai Carabinieri Forestali nonché alla Polizia Locale.

CALENDARIO PER LA LOMBARDIA In Lombardia il calendario venatorio 2023-2024 va dal 17 settembre 2023 al 31 gennaio 2024.  Si evidenzia che dal 1° ottobre, sia la caccia in forma vagante che quella da appostamento potranno essere esercitate per massimo tre giorni alla settimana, a libera scelta del cacciatore, con l’esclusione, per l’intera stagione venatoria, delle giornate di martedì e di venerdì, cosiddette di ‘silenzio venatorio’ ossia nelle quali la caccia non è consentita, ai sensi della normativa statale (legge 157/92).  Inoltre, in relazione al decreto sulle giornate integrative di caccia da appostamento fisso, dal 1 ottobre all’11 novembre 2023, si segnala che nei territori di Varese, Como, Monza, Mantova e Pavia sono concesse due giornate integrative settimanali, in adeguamento al parere Ispra.

ORARI La caccia e’ consentita da un’ora prima del sorgere del sole fino al tramonto.

DISTANZE E ALTRE REGOLE La caccia si può esercitare a una distanza di almeno 100 metri da case, fabbriche, edifici adibiti a posto di lavoro. E’ inoltre vietato sparare in direzione degli stessi da distanza inferiore a 150 metri. Invece la distanza dalle strade (comprese quelle comunali non asfaltate) e dalle ferrovie deve essere di almeno 50 metri. Inoltre è vietato sparare da una distanza inferiore a 100 metri da macchine agricole in funzione e da fondi con presenza di bestiame (mandria, gregge o branco). Vietato anche introdursi nei giardini e nelle pertinenze delle abitazioni civili come pure trasportare armi cariche all’interno di centri abitati a bordo di veicoli di qualunque tipo nei giorni non consentiti per la caccia. E’ invece consentito (dall’art. 842 del Codice Civile) introdursi nei terreni privati senza dover chiedere il consenso ai legittimi proprietari o ai conduttori, a meno che questi non siano chiusi da recinzioni, muretti alti almeno 1,20 m o corsi d’acqua larghi almeno 3 m e profondi almeno 1,5 m.

PARCO LURA
Purtroppo anche nel Parco Lura, che è un PLIS, cioè un parco locale di interesse sovracomunale, a differenza dei parchi regionali o nazionali, è possibile entrare con cani da caccia e fucili ad eccezione di alcune aree specifiche (Zone di Rifugio e Ambientamento) opportunamente segnalate, e delle fasce di rispetto previste dalla normativa vigente.

Walter Monti

Unplash Ph. Julian Hanslmaier In copertina Unsplash Ph Ray-Hennessy

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