![A piedi nudi nel parco (con un po’ di attenzione)](https://www.bregnanoinmovimento.it/wp-content/uploads/Liura_banner.jpg)
Arriva il piombo, inesorabile tutti gli anni a metà settembre inizia la stagione della caccia, decine di doppiette avanzano nei prati e nei boschi, inseguono fagiani, lepri, starne, pernici rosse e volpi. Sì, anche le volpi sono vittime di questo istinto primordiale che soggiace al nostro subconscio e che ha transitato in 3 milioni di anni l’umanità in cima alla catena alimentare. Alcuni di noi conservano questo istinto sopito, diluito da mille generazioni e francamente, trovano più comodo passare dal macellaio. Per altri, diversamente, il richiamo di Diana, dea cacciatrice, è ancora forte ed irresistibile, imbracciare un’arma diventa un gesto di forza e affermazione.
Certo, dobbiamo rispetto a queste persone, se sparano nel rispetto della legge che lo permette. In fondo, gli italiani un’occasione l’hanno avuta nel 1990, quando un referendum abrogativo sulla norma che disciplinava l’attività venatoria, andò perduto mancando il quorum di poco. Da allora alcune regole sono cambiate comunque, in termini di specie cacciabili, apertura e chiusura della stagione, e qui veniamo al punto, ambiti territoriali di caccia. Gli ATC sono suddivisioni di territorio provinciale gestiti da comitati composti da associazioni venatorie, agricole, ambientaliste ed enti locali che organizzano il prelievo venatorio, tengono sotto controllo le aree faunistiche e non. Stupisce, in un certo senso, scoprire che un parco, ad esempio il Parco del Lura, può, e quasi sempre lo è, essere parte integrante delle zone dove è possibile cacciare, il motivo è presto spiegato: questo tipo di area naturale è un PLIS, cioè un Parco Locale di Interesse Sovracomunale, inizialmente istituito con delibera di giunta regionale, ora direttamente dai comuni con riconoscimento provinciale. In pratica viene destinata alla tutela un’area, solitamente condivisa tra municipalità adiacenti, con caratteristiche omogenee naturali e ambientali di pregio. Questa forma di protezione del territorio non è inserita nell’elenco ufficiale delle aree naturali protette ed è soggetta ai vincoli comunali legati ai PGT degli enti stessi, dunque considerata un’area, sì protetta, ma con obblighi e limitazioni inferiori rispetto, ad esempio, ad un parco regionale o nazionale.
Tra settembre e gennaio, incontri tra coloro che usufruiscono del parco per camminare, correre, godersi la pace della natura e cacciatori, solitari o in gruppo, con i loro fedeli cani addestrati, non è poi così insolito neanche nel Parco Lura. Viene da chiedersi in effetti come questo possa accadere, vista la chiara incompatibilità tra i due modi di fruire il parco, e visti anche i principi di valorizzazione e preservazione del patrimonio e della biodiversità, espressi in sede regionale, come “obiettivo primario della gestione” del PLIS per “garantirne la fruizione da parte dei cittadini e delle generazioni future”.
L’incongruenza è chiara, soprattutto in parchi come questo, trasversali ad aree densamente abitate dove si registra un’affluenza numerosa di cittadini che cercano rigenerazione nel rapporto simbiotico con la natura, dove vengono promosse iniziative di educazione ambientale attraverso gli accompagnamenti, le campagne di pulizia dei boschi, i laboratori per i più piccoli, un luogo per definizione protetto e sicuro, dove la fauna selvatica trova rifugio e riesce a riprodursi nel ciclo della vita. Per ora non possiamo che prendere atto di questa situazione e riporre fiducia al prossimo (quinquennale) PFV (piano faunistico venatorio) della Provincia, la quale ha la possibilità di tutelare il territorio escludendo dalla caccia dal 20 al 30 per cento di area agricola, facoltà che in genere si attesta su valori minimi. Gli enti che gestiscono il PLIS, da parte loro, devono in questa occasione evidenziare con opportune osservazioni la contraddittorietà che pone un’area protetta e frequentatissima soggetta ad attività venatorie. A tale scopo si osservi anche che Diana (o Artemide) non rappresenta esclusivamente la nobiltà della caccia ma è anche dea e “Signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti”, dunque un equilibrio si può trovare, al di là delle ragioni animaliste di ciascuno.
GB
![](https://www.bregnanoinmovimento.it/wp-content/uploads/IMG_1474-1024x768.jpg)